martedì 28 gennaio 2014

Recensione "La miaomorfosi" di Franz Kafka & Coleridge Cook

Titolo: La Miaomorfosi
Autore: Franz Kafka & Coleridge Cook
Traduttore: Francesco Graziosi
Pagine: 181
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Tre60
Isbn: 9788867020058
Prezzo di copertina: 5,90 €


Trama: Ogni mattina, Gregor Samsa si alza alle quattro in punto, si veste in tutta fretta nel buio della sua stanzetta, consuma una colazione frugale e si precipita in stazione per prendere il treno delle cinque. Che ci sia il sole o la nebbia, che piova o nevichi, infatti, l'umile commesso viaggiatore non può permettersi un minuto di ritardo né di perdere un cliente, pena il licenziamento. Un giorno, però, la solita routine viene spezzata da un evento a dir poco curioso. Sono quasi le sette e Gregor si rotola ancora pigramente tra le coperte, più calde e confortevoli che mai. Poi, emergendo dal torpore di un sonno funestato da strani incubi, si rende conto di essere "cambiato": ha quattro zampe bianche e pelose, artigli ingovernabili, una coda lunga e ribelle, guance coperte di pelo e vibrisse frementi... Insomma, è diventato un tenero micetto. Cos'è successo? Come spiegare quella trasformazione alla famiglia e al suo datore di lavoro? Come fare anche solo ad uscire dalla camera da letto? "La miaomorfosi" è una rivisitazione in chiave felina di un classico della letteratura del Novecento, per indagare da una nuova prospettiva i meandri dell'animo umano.


Voto:


Chi come me va in brodo di giuggiole quando vede (in qualsiasi contesto) un gatto, sa bene che dopo aver visto questa copertina mi è stato quasi impossibile non acquistare il libro. Anche perché, nel retro della copertina, c'è la foto di un gatto che assomiglia in tutto e per tutto al mio, quindi, potevo non comprarlo? Assolutamente no. 
Credetemi, la mia gatta di schiena
è identica quello della copertina!

Esco dalla libreria e inizio a leggerlo subito e mi faccio qualche risata alle prime pagine. Però poi mi sorge una domanda: ma se è una versione miagolante de La metamorfosi di Kafka, perché non leggere prima la versione originale così da poterla paragonare alla originale? Detto, fatto. Acciuffo dalla libreria la mia copia edita da Newton & Compton (che pensavo dovesse attendermi da lì all'eternità) e inizio a leggerla il mattino dopo in treno. 
Scopro che i primi 2 capitoli de La miamorfosi di Cook sono quasi identici al racconto originale di Kafka e vi confesso che riprendere in mano l'edizione "non-Kafkiana" e leggere le parti uguali mi ha piuttosto seccata perché sapevo già come finiva, infatti ho finito un pò a saltarle. 
Ma è nel terzo capitolo che le cose cambiano: infatti da questo punto in poi l'autore aggiunge un episodio tutto suo alla storia che ci poteva risparmiare. Si giunge poi al sesto capitolo, nel quale Cook ritorna a copiare gran parte dell'opera originale. 
A questo punto mi sorge spontanea una domanda: se infatti nell'opera di Kafka il protagonista si trasforma in uno scarafaggio è facile intuire perché la famiglia e le persone attorno ne rimangano sconvolte o quanto mento terrorizzate, ma nel libro di Cook il protagonista si trasforma in un gatto, quindi, posso capire la paura della famiglia che vivono la trasformazione, ma quella delle persone estranee alla faccenda? A parte quelle poche che non soffrono i gatti o che li temono per qualehe oscuro motivo, perché degli estranei dovrebbero spaventarsi davanti a un gatto, anche se questo ha delle proporzioni un pò più grandi? Questa seconda me è la falla principale del romanzo di Cook.
Arriviamo all'appendice, dove Cook riporta una biografia alquanto ... felina di Kafka. L'idea poteva anche essere simpatica, ma non si regge in piedi. Kafka seguito dai gatti? Che poi diventeranno la sua ossessione? Qui se c'è qualcuno ossessionato dai gatti caro Cook sei tu! (a parte me, s'intende). 
Insomma, una delusione su tutti i fronti, ve lo sconsiglio.

Consigliato a: chi ama i gatti, non disdegna i racconti cupi e le rivisitazioni.

Ilaria

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